Le imprese, rispetto agli individui, conoscono una dimensione assai più “mirata” del rischio, il quale coincide con la ponderata possibilità di una perdita o il mancato raggiungimento del fine per il quale le Imprese stesse sono state create. Il rischio può essere definito comel’imprevedibilità o variabilità dei risultati, in un certo intervallo di tempo, connessi allo svolgimento di una data attività.

La possibilità che il reddito, identificandolo nello scopo dell’Impresa, sia inferiore a quello che sarebbe stato offerto agli azionisti da investimenti alternativi, viene comunemente chiamata rischio economico generale. A sua volta, il rischio economico generale è il frutto della combinazione di un insieme di rischi particolari, che si è soliti distinguere in due gruppi:

 -  RISCHI SPECULATIVI O DINAMICI: sono i rischi che emergono da imprevisti cambiamenti nella produttività economica di un determinato capitale di investimento e possono risolversi in profitto come pure in perdita. In sostanza si tratta di quei rischi d’affari fisiologici di un’attività imprenditoriale;

Collana Approfondimenti-Risk Management

 - RISCHI PURI O STATICI: sono i rischi che sorgono indipendentemente dalla dinamica dell’economia e, diversamente da quelli dinamici, possono provocare esclusivamente perdite; essi hanno la caratteristica di essere imprevedibili in quanto legati a cause accidentali.

L’analista dei rischi prende in considerazione entrambe le suddette aree, ma può conseguire il massimo dei propri obiettivi sull’area dei rischi puri; individuando principalmente in questi ultimi l’oggetto dell’attività d’analisi, il punto chiave diventa: focalizzare le minacce e controllarle attraverso la progettazione e l’attuazione di azioni pianificate. Ma oggi la distinzione tra i due gruppi di rischi sopra citati non è più così netta e definita poiché essi tendono, in modo sempre crescente, a presentare comunanze o a sovrapporre i loro effetti, in una sorta di “zona grigia” i cui confini tendono si modificano continuamente.

La prima parte del volume “L’evoluzione del Risk Management. Dall’insurance all’Enterprise Risk Management” (2005) si sofferma sulla gestione dei rischi puri e della “zona grigia”, ed entra così in gioco la specifica disciplina conosciuta con il nome di Insurance Risk Management (I.R.M.), cioè la tecnica di gestione dei rischi d’Impresa che tende a salvaguardare, attraverso l’uso di strumenti di varia natura, e nelle migliori condizioni di costo, il patrimonio dell’Impresa contro le perdite che possono colpirla nell’esercizio della propria attività; in altre parole, la gestione ottimale dei rischi dell’Azienda, con la miglior combinazione costi-risultati, compatibilmente con le risorse finanziarie della stessa.

Nella seconda parte del volume della collana Approfondimenti sono invece raccolte le opinioni di diversi operatori nel campo in merito alle più moderne e ampie tesi di R.M. che contemplano una visione ampia di tutte le aree di rischio, il cosiddetto Enterprise Risk Management (E.R.M).

L’analista dei rischi prende in considerazione entrambe le suddette aree, ma può conseguire il massimo dei propri obiettivi sull’area dei rischi puri; individuando principalmente in questi ultimi l’oggetto dell’attività d’analisi, il punto chiave diventa: focalizzare le minacce e controllarle attraverso la progettazione e l’attuazione di azioni pianificate. Ma oggi la distinzione tra i due gruppi di rischi sopra citati non è più così netta e definita poiché essi tendono, in modo sempre crescente, a presentare comunanze o a sovrapporre i loro effetti, in una sorta di “zona grigia” i cui confini tendono si modificano continuamente.

La prima parte del volume “L’evoluzione del Risk Management. Dall’insurance all’Enterprise Risk Management” (2005) si sofferma sulla gestione dei rischi puri e della “zona grigia”, ed entra così in gioco la specifica disciplina conosciuta con il nome di Insurance Risk Management (I.R.M.), cioè la tecnica di gestione dei rischi d’Impresa che tende a salvaguardare, attraverso l’uso di strumenti di varia natura, e nelle migliori condizioni di costo, il patrimonio dell’Impresa contro le perdite che possono colpirla nell’esercizio della propria attività; in altre parole, la gestione ottimale dei rischi dell’Azienda, con la miglior combinazione costi-risultati, compatibilmente con le risorse finanziarie della stessa.