La previdenza complementare
Sono circa 7,3 milioni gli italiani che hanno scelto di tutelare il proprio futuro con la previdenza complementare. Secondo i dati di Covip, la Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione, nel 2015 si è registrato un incremento delle adesioni pari al 13,4% rispetto all’anno precedente.
In parte questo aumento si spiega con l’adesione automatica ai fondi inserita in alcuni contratti, ad esempio quello edile, che con il fondo Prevedi, destinato a tutti i lavoratori edili in ambito industriale e artigianale, è passata ad avere 570 mila iscritti rispetto ai 39 mila del 2014.
In crescita anche gli iscritti ai fondi aperti (+8,8%), che a fine settembre erano quindi 1,150 milioni di italiani. A scegliere PIP “nuovi” (ovvero conformi al Decreto lgs. 252/2005) sono stati invece in 2,5 milioni, in crescita del 10,1% rispetto al 2014.
Si calcola che, a dicembre 2015, le forme di previdenza complementare abbiano un patrimonio pari a 138,4 miliardi di euro.
E i rendimenti? Mentre il TFR, al netto delle tasse, si è rivalutato dell’1,2%, i rendimenti medi, al netto dei costi di gestione e del regime fiscale, si sono attestati al 2,7% per i fondi negoziali e al 3% per quelli aperti.
L’assistenza sanitaria integrativa
Gli italiani, per il 61%, sono propensi a ricorrere a forme di assistenza complementare e a pagare quindi di tasca propria i servizi di cui hanno bisogno. A patto, certo, che lo Stato riesca a diminuire le tasse e soprattutto continui a garantire i servizi di base, come espresso da ben il 98% degli intervistati.
Sono alcuni dei risultati emersi dal sondaggio online “Sanità e prevenzione: più o meno tasse per il futuro”, diffuso dall’Unione Nazionale Consumatori e realizzato all’interno del programma di ricerca “Gli scenari del Welfare” promosso dal Forum Ania – Consumatori.
Gli italiani sono ormai consapevoli della necessità di trasferire i rischi dal settore pubblico alle famiglie, ricorrendo soprattutto a polizze sanitarie, Long Term Care, iscrizioni a mutue sanitarie. Con costi che, in molti casi, faticano comunque ad essere sostenuti, ed ecco perché lo Stato dovrebbe comunque intervenire introducendo vantaggi fiscali a seguito della sottoscrizione di alcune coperture assicurative e dando la possibilità di dedurre fiscalmente spese per il Welfare quali baby sitter, badanti, etc.
Il 63% degli intervistati ritiene infatti che per mantenere adeguato il livello di assistenza sanitaria pubblica bisognerebbe aumentare le tariffe per le prestazioni ma limitatamente alle fasce di reddito più elevate.
Marzo 2016