Che in Italia manchi una vera e propria politica di tutela del territorio, è cosa risaputa. Così come è noto che ogni anno le calamità naturali causino morti (l’Italia è prima in Europa per il numero di vittime causate da calamità naturali) e milioni di euro di danni, che poi lo Stato, e quindi i cittadini, si trovano a dover risarcire, spesso con tempistiche lunghe.
Secondo i dati Ocse, fra il 1963 e il 2012 sono stati 782 i comuni colpiti da frane o esondazioni, con un costo medio dello 0,2% del Pil annuo.
In attesa di trovare una soluzione che possa ottimizzare gli interventi sul territorio e di capire come le imprese assicurative possano essere coinvolte, il Governo ha lanciato il piano “Italia Sicura”, con il quale ha stanziato 7 miliardi di euro da destinare nei prossimi 6 anni a interventi sul territorio.
In particolare, 2 miliardi, già stanziati da tempo, serviranno a chiudere gli innumerevoli lavori approvati e mai neppure iniziati. I cantieri già aperti, secondo i dati forniti dallo stesso Governo e riportati da Il sole 24 Ore, sarebbero oltre 1.700, per un totale di 1.6 miliardi. Dovrebbero essere aperti in tempi brevi 654 cantieri, per un totale di 807 milioni di euro, mentre entro la prima metà dell’anno ne saranno avviati altri 659 per un valore di 1 miliardo e 96 milioni.
Resta da definire il nodo delle assicurazioni, di cui si dibatte da anni senza mai prendere una posizione definitiva: la soluzione più concreta (e già praticata all’estero) sarebbe di rendere obbligatorie le polizze per tutelare le case dagli eventi catastrofali, ma non sembra una via al momento percorribile.
Il Governo, infatti, è conscio che, considerando la scarsa sensibilità degli italiani nei confronti della prevenzione dei rischi, questa spesa verrebbe percepita non come una forma di tutela del proprio patrimonio, ma una mera tassa.
E’ quindi ancora aperto il dibattito fra istituzioni e imprese assicuratrici sulla soluzione da adottare: Ania aveva già proposto un sistema misto, in cui lo Stato rispondesse per il 50% e le compagnie assicuratrici per il restante 50%, predisponendo polizze ad hoc economicamente più accessibili proprio perché estese obbligatoriamente a tutti.
Un modello simile a quello adottato in altri paesi: in Francia, ad esempio, è stata istituita una società di riassicurazione pubblica e i privati che stipulano un’assicurazione incendio devono obbligatoriamente sottoscrivere anche una clausola di garanzia contro le catastrofi naturali.
Ad oggi le abitazioni private assicurate in Italia sono un’esigua minoranza, sia per la scarsa cultura assicurativa, sia per i costi elevati: non va dimenticato, inoltre, che ad oggi alcuni prodotti tutelano dai terremoti, mentre le polizze che rimborsano dai danni provocati dalle alluvioni non sono ancora diffuse.
Sono invece rischi coperti spesso dalle polizze multiramo sottoscritte dalle aziende: secondo dati Ania, ogni anno ci si assicura per 300 miliardi di euro, anche se la percentuale delle PMI che non si assicura è ancora molto elevata. Un abbassamento delle tasse sulle assicurazioni (oggi pari al 22.5%) sarebbe un primo segnale di cambiamento.
Febbraio 2015