Nei giorni dell’alluvione in Liguria, il 26 e 26 ottobre scorsi, molte barche sono andate disperse: gli ormeggi non hanno tenuto l’ondata di acqua improvvisa e dirompente che ha colpito tutto il territorio e in particolare la zona della foce del fiume Magra, dove gli approdi sono molti. Uno scenario da apocalisse, con decine di barche trascinate da una corrente impetuosa e disperse alla deriva in mare aperto.

Nel giro di poche ore numerosi volontari, ma soprattutto professionisti del recupero, si sono attivati per rintracciare e riportare a riva le barche,  ben sapendo che il diritto marittimo disciplina queste attività tutelando gli interessi economici di chi si prodiga per recuperare anche mezzi non propri.

alluvione liguria

Chi recupera una barca in mare può infatti ottenere fino al 30% del valore del mezzo: è corretto (e legale) che chi rischia riceva un adeguato compenso per l’attività che svolge, potendo addirittura detenere l’imbarcazione fino al pagamento del “premio” per il salvataggio.

Ma anche durante calamità naturali, purtroppo, ci sono operatori del settore che si sanno muovere tra le “pieghe” del codice della navigazione approfittando in modo illegittimo di situazioni di difficoltà in cui si trovano gli armatori.

I problemi sorgono infatti quando approfittatori spregiudicati effettuano un “salvataggio” e reclamano per un “recupero di relitto”, chiedendo somme che arrivano ad essere 10 /15 volte superiori a quanto spetterebbe loro.

salvataggio imbarcazione

Cosa si può fare per tutelarsi?

Ecco, a titolo di esempio, quello che è capitato a un armatore la cui barca era stata travolta dalla piena del Magra. 

Al verificarsi dell’alluvione, l’armatore ha immediatamente avvertito il proprio broker assicurativo della perdita della barca.

L’imbarcazione è stata individuata attraverso l’utilizzo di un elicottero incaricato dal broker e a seguito del ritrovamento è stato richiesto al primo rimorchiatore disponibile sul posto di portarla fino al porto più vicino.

 

Peccato che il rimorchiatore  abbia poi depositato in capitaneria una richiesta di rimborso per ritrovamento ”fortuito” di relitto in mare, reclamando quindi un terzo del valore dell’imbarcazione.

I presupposti non sussistevano ma l’armatore non aveva prove per dimostrare che l’elicotterista da lui incaricato aveva ritrovato l’imbarcazione.

Come uscirne?  Il broker, forte di una profonda conoscenza e specializzazione nel settore, è intervenuto sul posto  rimanendo costantemente in contatto con elicotterista e Capitaneria, provvedendo al deposito via fax di un’istanza di ritrovamento in nome e per conto dell’armatore prima che il rimorchiatore arrivasse in porto.

Il Risultato? 130.000 euro risparmiati: il riconoscimento di solo quanto dovuto al rimorchiatore e una barca ritrovata che poteva andare dispersa.

Ecco perché è importante  sia tutelarsi  con un’adeguata polizza assicurativa,  sia scegliere un Broker esperto della materia, che sappia come muoversi nell’emergenza e nell’urgenza  e prendere decisioni che comportano sì ingenti esborsi economici immediati (come la chiamata dell’elicottero) ma per far significativamente risparmiare armatori e compagnie assicurative a discapito di chi, come molto spesso accade, “ci prova”.

Ecco in breve alcune delle regole da sapere per evitare di essere truffati:

Recupero fortuito di relitto in mare: (art. 510 codice navigazione) comporta un esborso per l’armatore o per il suo assicuratore corpi fino a  un terzo del valore dell’imbarcazione nello stato in cui si trova una volta recuperata: il rimborso è altissimo in questo caso perché presuppone un ritrovamento “fortuito” durante la navigazione e chi la trova in mezzo al mare si “sobbarca” i costi e rischi di un’impresa che porta al recupero di un’imbarcazione dispersa e fuori dal controllo del proprio armatore che non sa più dove si trova la sua barca e in nessun altro modo potrebbe recuperarla.

Salvataggio: (art. 489 e ss. codice navigazione) è una forma che prevede un rimborso meno importante del recupero. Varia molto a seconda dei casi e ammonta ad una cifra compresa tra l’1% e il 5% circa del valore dell’imbarcazione salvata. Presuppone un intervento non fortuito, che può essere commissionato dall’armatore o meno e può verificarsi con o senza persone a bordo. Nel caso ci siano persone a bordo, qualora siano in pericolo di vita, allora nulla è dovuto per il loro salvataggio. Il salvataggio dell’imbarcazione invece viene rimborsato e si perfeziona quando viene utilizzata la cima di chi salva (antichissima regola marinaresca).

 

Rimorchio:  è la forma in cui l’esborso dell’armatore è più lieve – si parla dei soli costi vivi sostenuti da chi effettua il rimorchio: presuppone che non sussistano situazioni di pericolo né per l’imbarcazione rimorchiata né di rischio per chi effettua l’operazione. E’ il classico caso in cui si chiede aiuto perché si è rimasti senza benzina e il mare è assolutamente calmo. Consiglio per chi viene rimorchiato: dare sempre la cima o chi interviene può reclamare il salvataggio.

 

 

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La Divisione Speciale Trasporti di Assiteca vanta una specifica competenza nel settore della nautica, per questo è in grado di fornire un elevato livello di assistenza nella gestione delle polizze.

Scegliere un broker “specializzato” nello shipping è essenziale perché il settore è caratterizzato da una normativa molto specifica ed è fondamentale conoscerla e rispettarla soprattutto quando occorre gestire situazioni di urgenza e pericolo.

 

La Divisione Trasporti di Assiteca gestisce direttamente tutti i sinistri, provvedendo a istruire i reclami e a coordinare l’attività dei periti.

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Febbraio 2012