Dopo il Job Act, è in arrivo il Green Act. Il premier Matteo Renzi aveva annunciato che a marzo avrebbe messo a punto un piano di interventi per dare impulso allo sviluppo dell’economia green.
In attesa che il Governo sveli i propri progetti, Legambiente ha lanciato il proprio Green Act per richiamare l’attenzione sui temi e aprire un dibattito.
Partendo dai dati emersi dal rapporto “Ambiente Italia”, il report del 2015 di Legambiente che fotografa lo stato dell’arte dell’economia sostenibile italiana, emerge come nel nostro paese la crisi abbia portato ad una migliore e più efficiente gestione delle risorse, con un aumento della quota di rifiuti riciclati. Basti pensare che nel recupero industriale di rifiuti, fra i paesi dell’Unione Europea l’Italia è seconda solo alla Germania per valori assoluti ed è prima per valori pro capite.
L’economia italiana si è inoltre dimostrata fra le più verdi in Europa: nel 2014 la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è passata in un anno dal 39 al 44%, soglia mai raggiunta prima. In particolare 102.000 GWh sono state prodotte da idroelettrico, geotermico, eolico e fotovoltaico e 17.000 GWh da biomassa, rifiuti e bioloquidi.
Gli impianti a fonti rinnovabili attivi nel nostro paese risultano oltre 600.000 e nel solo 2014 hanno garantito ben il 37% dei consumi.
L’Italia, nel settore elettrico, è il terzo produttore europeo di energia derivante dalle fonti rinnovabili (è preceduta da Germania e Svezia) e dalle rinnovabili non idroelettriche (dopo Germania e Spagna).
Che cosa propone quindi Legambiente?
Sulla scia del principio “Chi inquina paga”, propone “chi innova risparmia”: si potrebbero eliminare i sussidi alle fonti fossili dalle bollette, la possibilità per i comuni di utilizzare gli oneri di urbanizzazione per le spese correnti e penalizzare lo smaltimento in discarica con un aumento dei costi di conferimento (una sorta di ecotassa).
Non solo: sarebbe opportuno bonificare gli oltre 100 mila ettari inquinati - e spesso abbandonati (ad oggi si è intervenuti solo sul 3%), attuare politiche di prevenzione per evitare il dissesto idrogeologico ed escludere dal patto di stabilità gli interventi di riqualificazione energetica e antisismica del patrimonio edilizio pubblico.
Conviene anche investire nella biodiversità: i parchi naturali nel 2014 hanno attirato 14 milioni di presenze, pari al 3,7% dei pernottamenti. Garantire una fiscalità vantaggiosa alle comunità che custodiscono i servizi eco sistemici potrebbe davvero fare la differenza, così come sarebbe utile valutare un’integrazione delle diverse vocazioni e delle risorse territoriali per diversificare e destagionalizzare il turismo.
Resta da definire il nodo delle assicurazioni, di cui si dibatte da anni senza mai prendere una posizione definitiva: la soluzione più concreta (e già praticata all’estero) sarebbe di rendere obbligatorie le polizze per tutelare le case dagli eventi catastrofali, ma non sembra una via al momento percorribile.
Il Governo, infatti, è conscio che, considerando la scarsa sensibilità degli italiani nei confronti della prevenzione dei rischi, questa spesa verrebbe percepita non come una forma di tutela del proprio patrimonio, ma una mera tassa.
E’ quindi ancora aperto il dibattito fra istituzioni e imprese assicuratrici sulla soluzione da adottare: Ania aveva già proposto un sistema misto, in cui lo Stato rispondesse per il 50% e le compagnie assicuratrici per il restante 50%, predisponendo polizze ad hoc economicamente più accessibili proprio perché estese obbligatoriamente a tutti.
Un modello simile a quello adottato in altri paesi: in Francia, ad esempio, è stata istituita una società di riassicurazione pubblica e i privati che stipulano un’assicurazione incendio devono obbligatoriamente sottoscrivere anche una clausola di garanzia contro le catastrofi naturali.
Ad oggi le abitazioni private assicurate in Italia sono un’esigua minoranza, sia per la scarsa cultura assicurativa, sia per i costi elevati: non va dimenticato, inoltre, che ad oggi alcuni prodotti tutelano dai terremoti, mentre le polizze che rimborsano dai danni provocati dalle alluvioni non sono ancora diffuse.
Sono invece rischi coperti spesso dalle polizze multiramo sottoscritte dalle aziende: secondo dati Ania, ogni anno ci si assicura per 300 miliardi di euro, anche se la percentuale delle PMI che non si assicura è ancora molto elevata. Un abbassamento delle tasse sulle assicurazioni (oggi pari al 22.5%) sarebbe un primo segnale di cambiamento.
COME ASSICURARE GLI IMPIANTI A ENERGIA RINNOVABILE
Fotovoltaico, biomasse, eolico, geotermia: la produzione di energia da fonti rinnovabili, complice una maggiore consapevolezza del rispetto della natura e dell’inevitabile esaurirsi delle materie prime, ha portato ad una crescente e costante diffusione degli impianti.
Un’adeguata tutela delle strutture è fondamentale per garantire la continuità dell’attività e proteggere gli impianti da guasti, furti, atti di terzi o fermi dell’attività.
La Divisione Energie Rinnovabili di Assiteca è in grado di offrire coperture assicurative esclusive e competitive, grazie alla conoscenza approfondita dei processi produttivi relativi alle energie rinnovabili e alla profonda esperienza maturata nel settore assicurativo.
Le competenze della Divisione sono a disposizione di:Fornitori di impianti, Progettisti, Installatori, Committenti, Proprietari e Finanziatori che contribuiscono allo sviluppo del settore dell’energia rinnovabile.
Sono tutelate le attività di produzione di energia con Impianti Fotovoltaici, Impianti Biogas da Biomasse Solide (Digestione anaerobica e Pirolisi), Campi Eolici, Centrali Idro-Elettriche, evitando che eventi accidentali possano mettere a rischio l’investimento e consentendo una fruizione sicura dell’impianto.
Nella fase di costruzione dell’impianto la Divisione propone le seguenti soluzioni:
- copertura del trasporto dal fornitore a piè d’opera in cantiere;
- polizza EAR (Erection All Risks), che tutela da eventuali danni ai beni in fase di installazione;
(in entrambi i casi sarà possibile integrare le coperture con la garanzia Advanced Loss of Profit, che garantisce le perdite di profitto a seguito di ritardi nella consegna dovuti a eventi risarcibili dalle rispettive polizze) - garanzie Fidejussorie per la buona esecuzione del contratto;
- polizza di Responsabilità Civile.
Quando l’impianto è operativo:
- copertura All Risks della gestione;
- indennizzo del danno da interruzione d’esercizio, che tutela dal mancato introito dei contributi del GSE e dei proventi della vendita dell’energia;
- Responsabilità Civile verso Terzi derivante dalla gestione dell’impianto;
- garanzie Fidejussorie per l’obbligo di ripristino dei suoli.
Per gli impianti a Biomasse solide (Agroforestali) la copertura può essere integrata con il mancato conferimento delle materie prime dovuto a grandine, pioggia, vento forte e siccità.
Per tutte le attività a rischio inquinamento Assiteca propone inoltre la garanzia del danno ambientale sia nei confronti di Terzi, sia per la bonifica del suolo.
Per informazioni potete contattare la Divisione Energie Rinnovabili energie@assiteca.it
Febbraio 2015