Terremoti, alluvioni, trombe d’aria. Diciamocelo, non ci facciamo mancare quasi nulla. Eppure a tutelarsi da questi rischi sono davvero in pochi, pochissimi.
Un esempio: meno del 2% delle abitazioni italiane risulta essere assicurato dai rischi sismici.
Secondo i dati ANCE, l’Associazione Nazionale Costruttori Edili, oltre il 60% del patrimonio edilizio italiano, ovvero 7 milioni di edifici, è stato costruito prima del 1974, data dell’entrata in vigore della normativa antisismica. Ciò significa non solo che la maggioranza delle costruzioni è soggetta ad un potenziale rischio, ma anche che, al contrario, il mercato assicurativo può contare su una buona fetta di edifici costruiti con i corretti criteri antisismici. In definitiva, il rischio per le compagnie assicurative sarebbe ripartito. Eppure le coperture costano parecchio e restano il principale freno alla diffusione delle polizze in Italia.
Periodicamente il Governo di turno rispolvera la proposta di rendere l’assicurazione contro le calamità naturali obbligatoria. Recentemente l’Ania ha calcolato che per assicurarsi gli italiani avrebbero bisogno di 30 miliardi di euro. Un enormità per lo Stato, un contributo modesto se lo si ponesse a carico dei cittadini: con una media di 75 euro ad abitazione ci si potrebbe assicurare. Chi abita in zone più a rischio si troverebbe comunque a pagare i premi più alti, ma di molto inferiori agli oltre 400 euro che attualmente vengono richiesti a chi abita ad esempio in Emilia o a L’Aquila.
Assicurarsi contro il terremoto non è comunque sufficiente: occorre tutelare case e fabbricati anche contro gli eventi atmosferici , che spesso sono richiamati nella sezione “incendio” nelle polizze. Si va dai danni causati da fulmini o gas ai danni da bagnamento, dai quali è sempre opportuno tutelarsi al meglio.
Fra i paesi europei, il nostro è fra i meno assicurati, con un mercato danni pari a 34 miliardi, di cui 16 costituiti dal solo ramo RC auto, che, si sa, è obbligatorio.
Sono le aziende, soprattutto le grandi e la grande distribuzione, ad avere acquisito, negli ultimi decenni, una maggiore sensibilità verso le coperture assicurative, soprattutto per prevenire interruzioni dell’attività, danni ingenti alle merci e alle strumentazioni. Detto ciò, le imprese italiane risultano comunque sottoassicurate, segno che manca ancora una vera e propria cultura assicurativa fra gli imprenditori.
Dicembre 2014