Ufficialmente in vigore dallo scorso 10 febbraio, la tanto attesa riforma del lavoro e delle professioni sta già rispondendo a varie richieste sia da parte dei professionisti stessi, che di tutti coloro che sentivano il bisogno di essere maggiormente tutelati da chi la professione la svolge.
Il testo della legge fa una distinzione tra i professionisti iscritti a un albo da quelli che non lo sono, e si focalizza sulla riforma forense.
Quest’ultimo settore, in particolare, attendeva una “modernizzazione” da quasi 80 anni.
Obbligo assicurativo per gli iscritti a un albo
Si avvicina la data entro la quale tutti i professionisti iscritti a un albo (tra cui avvocati, medici, notai e ingegneri, per citarne alcuni) dovranno aver sottoscritto una polizza per la responsabilità civile e contro gli infortuni, fissata per agosto 2013. Nessuna sorpresa per la categoria notarile, a nome della quale parla il loro coordinatore della commissione assicurazioni, Aniello Calabrese: “Abbiamo da poco rinnovato il contratto per il triennio 2013-2016 e siamo stati i primi, dal ’97, a stipulare una polizza collettiva che copre tutti gli iscritti”.
Diverso e molto più complesso invece il caso in ambito sanitario, dove un medico per assicurarsi deve spendere cifre esorbitanti e proprio a causa di questo problema si aspetta l’intervento delle nuove forze politiche al governo. Per quanto riguarda gli avvocati invece, il membro del consiglio Nazionale Forense Luca Del Paggio rende noto che “Il 18 gennaio scorso si è conclusa la gara europea indetta per individuare un consulente e un broker assicurativo che possa coadiuvarlo nella definizione delle condizioni essenziali di una polizza-tipo e, in un secondo momento, nell’individuazione della tipologia della soluzione da adottare. L’obiettivo, per cui siamo in contatto anche con la Cassa forense, è quello di definire una polizza collettiva con le adeguate coperture finanziarie in modo che gli avvocati si possano fare carico di un premio contenuto”.
Nascita delle associazioni per i professionisti senz’albo
Diversa la regolamentazione per le professioni non ordinistiche, per la quale la polizza non è un obbligo ma una “necessità” (questo il termine contenuto nell’articolo di riferimento). I professionisti non iscritti a un albo in Italia però sono tanti, si parla di circa 3,5 milioni di partite IVA che con il loro lavoro generano oltre il 4% del PIL nazionale, ecco perché era necessaria una revisione delle regole anche per loro. Il primo intervento importante è quello della possibilità di creare associazioni professionali: è possibile infatti «costituire associazioni a carattere professionale di natura privatistica, fondate su base volontaria, senza alcun vincolo di rappresentanza esclusiva, con il fine di valorizzare le competenze degli associati e garantire il rispetto delle regole deontologiche, agevolando la scelta e la tutela degli utenti nel rispetto delle regole sulla concorrenza». Queste associazioni, divise naturalmente per tipologia professionale (e teniamo presente che si parla di oltre 160 mestieri, escludendo gli artigiani che non sono interessati dalla legge in questione) servono a garantire un miglior servizio e rispetto delle regole da parte dei professionisti associati. Ma qualche obbligo c’è anche per i senz’albo, come ad esempio quello di seguire corsi di aggiornamento e di sottoporsi a determinate verifiche che tutelino i clienti dall’incappare in pratiche commerciali scorrette.
ASSICURAZIONI SANITARIE: LE DIFFICOLTA’ DI MEDICI E PROFESSIONISTI DEL SETTORE
Con l’obbligo introdotto dalle ultime riforme di legge, secondo cui i professionisti iscritti a un albo devono contrarre una polizza assicurativa entro il 13 agosto del corrente anno, la categoria dei medici e professionisti del settore sanitario si trova in grande difficoltà a causa degli ingenti costi previsti per questa operazione. In Italia, le compagnie assicurative fanno fatica a coprire i danni denunciati e quindi le cifre toccano livelli esorbitanti. Luigi Conte, segretario nazionale della Federazione nazionale dei medichi chirurghi e odontoiatri, spiega così il recente sciopero dei ginecologi: “Il costo delle polizze è altissimo, un giovane specializzato in ginecologia arriva a pagare 10.000 euro l’anno, mentre per un primario si sale a 18.000. Cifre che decurtano stipendi bloccati da tre anni e probabilmente fermi per i prossimi due”, e conclude: “Il timore di un contenzioso sempre più alto (+24%) rende concreto il rischio di passare dalla medicina difensiva alla medicina astensionista. In questo contesto si inseriscono le speculazioni: sulla metro e sui bus fioriscono offerte di avvocati che si propongono a chi ritiene di aver subito un danno”.
Secondo Bruno Zuccarelli, Il presidente dell’Ordine dei medici di Napoli, ad avere la peggio saranno i giovani professionisti poiché ritenuti meno esperti, ma contemporaneamente meno in grado di pagare simili cifre, e dichiara: “C’è davvero l’eventualità che giovani, anche meritevoli, fuggano da nostro Paese, depauperando ulteriormente la risorsa intellettuale, di cui abbiamo estremo bisogno”.
Non aiuta nemmeno il clima turbolento causato dalle elezioni, poiché si era recentemente instaurato un dialogo positivo e fruttuoso sia con l’ex ministro Renato Balduzzi che con il segretario generale del sindacato medici italiani Salvo Calì. Si pensava infatti ad un provvedimento mirato per accedere più facilmente a queste polizze, soprattutto per chi esercita nei settori a più alto rischio, e a un Dpr che disciplinasse uniformemente procedure, idoneità e requisiti minimi di queste assicurazioni. Il recente decreto Balduzzi viene messo in stand-by proprio dal politico “passaggio di consegne” e aveva bisogno di essere rivisto sotto numerosi aspetti: non era infatti riuscito a soddisfare, da solo, il bisogno di risolvere il nodo delle rc mediche, così come non lo risolverà l’aumento di denunce per casi di malasanità. Si attende un intervento urgente o una proroga, considerata la vicina scadenza fissata per agosto.
Marzo 2013