Le imprese dovrebbero concentrarsi sullo sviluppo di strategie per la gestione dei rischi a lungo termine e dei cambiamenti strutturali.
Il World Economic Forum ha pubblicato il Global Risks Report 2023, basato sulla percezione dei rischi a livello internazionale da parte di esperti e decision-maker dei vari settori dell’economia mondiale. Il Report dichiara fin da subito che siamo nell'era della „policrisi“, una serie di rischi interconnessi tra loro nello spazio, con conseguenze di singoli eventi che si diffondono a macchia d'olio, e nel tempo, con le azioni nel breve che possono pregiudicare il futuro dell'umanità.
Global Risk Report 2023: una fase storica di policrisi
Il Global Risks Report 2023 del World Economic Forum è il rapporto sui rischi globali che si basa sulle opinioni di oltre 1.200 esperti, policy maker e leader del settore, raccolte fra settembre e ottobre 2022. Attraverso l'analisi di tre archi temporali, viene tracciato un quadro del panorama dei rischi globali. Uno scenario che mostra al contempo rischi noti, nuovi e il ritorno di rischi preesistenti che sembravano essere in fase di regressione. Al momento, infatti, la pandemia globale e la guerra in Europa hanno riportato in primo piano la crisi energetica, l'inflazione, la crisi alimentare e la sicurezza.
Il Report rappresenta dunque uno strumento di analisi che fornisce ai decisori istituzionali e alle organizzazioni una mappa dei possibili rischi globali, mostrando la connessione evidente che lega il destino dell'umanità tutta.
Parliamo delle crisi di approvvigionamento dell’energia e dei generi alimentari, della conseguente inflazione e del debito pubblico. Una condizione globale di policrisi che può vanificare l'impegno profuso da governi e imprese per affrontare i rischi a lungo termine, in particolare quelli legati al cambiamento climatico, alla biodiversità e agli investimenti nel capitale umano.
Il Global Risks Report 2023 richiama con forza la necessità di azioni concordate e collettive che coinvolgano governi e organizzazioni a livello mondiale, prima che i rischi raggiungano il punto di non ritorno.
I rischi da affrontare nel presente
L'interconnessione dei rischi non riguarda soltanto lo spazio, con conseguenze che partono da un conflitto localizzato in un luogo ben preciso e si dipanano in tutto il mondo, ma anche il tempo, con crisi attuali che possono produrre effetti nefasti anche nel medio e lungo periodo, in un domino difficile da fermare senza la collaborazione di tutti gli attori coinvolti.
Le questioni attuali, causate dalla pandemia globale e dal conflitto in Ucraina, riguardano come detto crisi energetica, inflazione, crisi alimentare e sicurezza online e offline. Conseguenze che nel giro di un paio d'anni possono portare a ulteriori rischi, quali: recessione, crescita dell’indebitamento, aumento persistente del costo della vita, polarizzazione delle società per via della disinformazione, crescita del conflitto sociale, riduzione degli interventi a contrasto del cambiamento climatico.
Il Report si concentra sulla possibile crescita di disagio e conflitto sociale, rilevando che potrebbe toccare livelli senza precedenti, a causa della riduzione degli investimenti in sanità, istruzione e sviluppo economico. Le tensioni geopolitiche crescenti, inoltre rischiano di aumentare la corsa geoeconomica agli armamenti e di alimentare il processo di rimilitarizzazione, sfruttando le nuove tecnologie e gli attacchi informatici.
Analizzando il solo 2023, dunque, la condizione di policrisi è già evidente e coinvolge: energia, costo della vita, inflazione, alimentazione, sicurezza informatica e infrastrutture fisiche. Il Report li definisce "completamente nuovi e stranamente familiari" e prosegue: "Il nostro ‘new normal’ è un ritorno alla basi: cibo, energia, sicurezza, problemi che il nostro mondo globalizzato credeva di poter risolvere."
I rischi futuri a cui fare attenzione
Partiamo dal rischio maggiormente noto e che incombe su tutti noi. Se i diversi Paesi non inizieranno a collaborare in modo più efficace per la mitigazione del cambiamento climatico e l'adattamento allo stesso, nei prossimi 10 anni il riscaldamento globale continuerà ad aumentare e si arriverà a un collasso ecologico. L'incapacità di mitigare il cambiamento climatico e di adattarsi ad esso, le catastrofi naturali, la perdita di biodiversità e il degrado ambientale rappresentano cinque dei dieci rischi principali previsti per il prossimo decennio.
Si tratta di una questione difficilmente affrontabile a livello di singoli Paesi od organizzazioni, dunque i prossimi anni saranno caratterizzati da difficili compromessi per i governi, che si trovano ad affrontare preoccupazioni concorrenti per la società, l'ambiente e la sicurezza. I rischi geoeconomici a breve termine stanno già mettendo a dura prova gli sforzi per raggiungere l'obiettivo di zero emissioni e hanno evidenziato un divario tra ciò che è scientificamente necessario e ciò che è politicamente accettabile. Una situazione di contrasto tra sostenibilità ambientale, economica, politica e sociale che va sanata e rappresenta un'impresa davvero complessa.
Se non si segna un cambio di passo, ad esempio, i Paesi vulnerabili potrebbero raggiungere uno stato di crisi perpetuo in cui per sopperire alle necessità de presente, saranno incapaci di investire nella crescita futura, nello sviluppo umano e nelle tecnologie verdi.
Nel breve periodo il maggior rischio percepito è il costo della vita, seguito dai disastri naturali e dagli eventi estremi e dalle tensioni geo economiche, mentre le maggiori minacce nel lungo periodo sono il fallimento della mitigazione e dell’adattamento ai cambiamenti climatici: sei dei "top ten global risks" sono infatti legati alla crisi climatica, all’ambiente e alla perdita di biodiversità.
Il Report sottolinea:"I rischi climatici e ambientali sono la maggiore minaccia per il prossimo decennio, ma anche quella per cui sembriamo essere meno preparati, la mancanza di progressi significativi e coordinati sugli obiettivi climatici ha mostrato la divergenza tra quello che è scientificamente necessario per raggiungere le emissioni zero e quello che è politicamente fattibile."
Secondo le stime del Panel intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni unite (Ipcc) infatti c’è il 50% di possibilità di superare, entro il 2030, l’aumento di 1,5° C rispetto ai livelli pre-industriali.
Global Risk Report 2023: gli impegni di governi e imprese
Sulla base di quanto rilevato, emerge con forza la necessità di impegni concreti e di forti mediazioni tra Paesi e organizzazioni attivi sull'intero globo. Impossibile ragionare anche solo per macro aree geografiche.
I governi individuano fra le sfide principali da affrontare la crisi del debito e il fallimento nella stabilizzazione dei prezzi. Le imprese, invece, concentrano le proprie preoccupazioni sull’approvvigionamento energetico e delle materie prime, le catene del valore e gli attacchi informatici.
Saadia Zahidi, Managing Director del World Economic Forum, dichiara: "Il panorama dei rischi a breve termine è dominato da energia, generi alimentari, debito e catastrofi. Chi è già tra i più vulnerabili sta soffrendo e, di fronte a molteplici crisi, le persone qualificate come vulnerabili stanno aumentando rapidamente, sia nei Paesi ricchi che in quelli poveri. Il clima e lo sviluppo umano devono essere al centro delle preoccupazioni dei leader globali, anche mentre combattono le crisi attuali. La cooperazione è l'unica strada percorribile."
I prossimi anni saranno caratterizzati da difficili compromessi per i governi, che si trovano ad affrontare preoccupazioni concorrenti per la società, l’ambiente e la sicurezza. Concentrandoci sulla sicurezza e l’aumento delle spese militari, potrebbe esserci meno margine di manovra dei governi a livello fiscale per attutire gli impatti di una prolungata crisi del costo della vita. Da qui il già citato rischio di crisi perpetua per i Paesi vulnerabili.
Il report chiede ai leader di agire insieme e con decisione, bilanciando le prospettive a breve e lungo termine. Oltre a un intervento urgente e coordinato per il clima, il report raccomanda un impegno congiunto tra i Paesi e una cooperazione tra pubblico e privato per rafforzare la stabilità finanziaria, la governance della tecnologia, lo sviluppo economico e gli investimenti in ricerca, scienza, istruzione e sanità.
E l'Italia?
Troviamo alcune informazioni nell’Executive opinion survey, annesso al Report, che indaga i rischi percepiti in 121 Stati e 12mila persone. Ogni Paese ha indicato le cinque minacce principali nei prossimi due anni. Crisi del debito, conflitti fra Stati e inflazione rapida e/o sostenuta occupano le prime tre posizioni per l’Italia. Il fallimento nell’adattamento alla crisi climatica è al quarto posto, seguito dallo scoppio di asset bubble, una bolla provocata dalla sopravvalutazione dei beni patrimoniali: un rischio che il Rapporto intravede in molti Paesi, con riferimento sia ai prezzi delle case che a quello delle azioni.
Gestione del rischio: cosa possono fare le imprese nel breve, medio e lungo periodo?
In un quadro come quello delineato dal Global Risk Report 2023, che ribadisce la vitale necessità di cooperazioni internazionale e pubblico-privato, qual è il contributo che possono dare le singole imprese, incluse quelle di dimensioni ridotte? Come possono da un lato tutelarsi dai rischi e dall'altro contribuire al cambiamento?
La prima, immediata, risposta è: l‘analisi dei rischi. L'impresa può così dotarsi di una struttura organizzativa adeguata per rispondere in maniera tempestiva alle sollecitazioni e prevenire e/o limitare i potenziali danni, che possono derivare ad esempio da un attacco informatico o da una catastrofe naturale.
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