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Risk Manager: un ruolo sempre più centrale

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Siamo in un periodo di transizione, in cui i risk manager sono sempre più coinvolti nelle strategie corporate e nelle politiche aziendali volte alla sostenibilità, in tutti i suoi aspetti, ambientale, sociale e di governance. È quanto emerge dalla ventesima edizione dell'European Risk Manager Report, realizzata da FERMA (The Federation of European Risk Management Associations) che indaga sull'evoluzione di questo profilo professionale. Rischi informatici e collegati al cambiamento climatico, restano quelli più sentiti e che coinvolgono le organizzazioni e le istituzioni nella loro interezza.

Risk manager sempre più coinvolti nelle decisioni strategiche

I risultati dell'European Risk Manager Report, realizzata da FERMA (The Federation of European Risk Management Associations), riflettono le circostanze eccezionali che hanno "popolato" un anno fuori dal comune come è stato il 2022. Le conseguenze di crisi post pandemica, guerra in Ucraina, crisi energetica, inflazione e politiche monetarie restrittive, combinate fra loro, continuano a manifestare i propri effetti in ogni ambito economico-sociale.
Charlotte Hedemark Hancke, Presidente del Survey Committee 2022 di FERMA, dice: "I risultati di questa survey 2022 mostrano che il risk manager collabora sempre di più con le altre funzioni legate al rischio e comunica con il top management, anche su temi strategici come sostenibilità e rischi digitali."
Il coinvolgimento di CdA e top management nelle questioni legate ai rischi, sono più frequenti e si è consolidato il coinvolgimento del risk manager nella strategia aziendale e nella sostenibilità:

  • il 61% lavora sui rischi strategici;
  • il 40% contribuisce alla definizione della strategia aziendale;
  • il 40% lavora sui rischi e gli impatti della sostenibilità;
  • il 33% lavora sui diversi scenari del piano industriale.

I rischi principali, secondo le aziende interpellate, sono strettamente correlati all'orizzonte temporale preso in considerazione. I top 5 rischi nei prossimi 12 mesi sono:

  • minacce cyber;
  • fallimenti delle catene di fornitura o della distribuzione;
  • instabilità geopolitica;
  • incertezze sulla crescita economica;

I fallimenti della catena di approvvigionamento e le incertezze geopolitiche entrano tra i primi 5 rischi a breve termine che sostituiscono il furto dei dati e la mancanza di competenze chiave.
Se invece allarghiamo l'orizzonte ai prossimi tre anni, si segnalano:

  • cambiamenti di comportamento dei clienti;
  • minacce cyber;
  • incertezze sulla crescita economica.

Il cambiamento del comportamento dei clienti rientra tra i primi 3 rischi entro i prossimi 3 anni direttamente in prima posizione.
Andando ancora oltre e analizzando la top 3 per i prossimi 10 anni:

  • cambiamento climatico e danni ambientali;
  • cambiamenti di comportamento dei clienti;
  • disastri naturali.

I rischi percepiti nel lungo termine restano i medesimi registrati nel 2020.

Ferma 2023 - I rischi percepiti dalle aziende

Fonte: FERMA European Risk Manager Survey Report 2022


Evoluzione della figura del risk manager: donne in aumento

La mappatura dei rischi rimane una delle più importanti attività del risk manager, con azioni volte alla diversificazione e allo sviluppo di specifiche iniziative di valutazione del rischio. Si rileva poi una tendenza a valutare la resilienza delle organizzazioni in un contesto di transizione verso la sostenibilità e la digitalizzazione.
Crisi geopolitica e situazione post pandemica hanno amplificato questa tendenza per via di una accresciuta sensibilità delle organizzazioni, che percepiscono come sempre più stringente la necessità di poter raggiungere gli obiettivi per i quali si impegnano, seppure in contesti molto complessi.
L'approccio di mappatura del rischio più utilizzato nel 2022 è misto (57%), sia top down sia bottom up, mentre per il 33% si va dal livello corporate fino a divisioni e unità di business (dunque dall'alto verso il basso) e per il 31% soltanto a livello corporate.

Le mappe di rischio con focus diversificati riguardano il 15% delle organizzazioni. Coprono i seguenti campi di applicazione:

  • rischi strategici;
  • rischi di sostenibilità/ESG;
  • corruzione;
  • rischi per la sicurezza e la privacy.

La maggior parte di questi temi è dunque legata a transizione digitale e sostenibilità.
Abbiamo visto che il coinvolgimento dei risk manager ai livelli apicali è in netta crescita, ma c'è un tema aggiuntivo sull'evoluzione di questa importante figura: quello di genere. Questo perché si rileva un progressivo ingresso delle donne a copertura di questo ruolo, ed in particolare delle giovani che evidentemente mostrano sempre maggior interesse su una carriera nella gestione dei rischi.
Tra le associazioni professionali europee, i risk manager restano tuttavia per il 68% uomini mentre le donne sono ferme al 32%, e in Italia il divario di genere è anche maggiore (73% contro 27%). Ma se si prende in considerazione la variabile dell’età, si nota che tra gli over 60 la percentuale di uomini risk manager supera l’80%, mentre tra gli under 30 le donne sono il 61% del totale.
Dati in linea con quella che è comunque una professione comunque "giovane", con un’età media dei risk manager europei di circa 45 anni, mentre in Italia si attesta attorno ai 36 anni.

Gestione del rischio e sostenibilità

I risk manager vedono crescere la propria consapevolezza nell'affrontare le questioni di sostenibilità. Nel sondaggio del 2020, il 70% aveva infatti menzionato la mancanza di conoscenza come vincolo al proprio contributo sulle questioni ESG, dato che nel 2022 è sceso al 29%.
La transizione verso la sostenibilità è diventata un punto focale e l'integrazione dei rischi da fattori ESG, è la chiave per raggiungere questo obiettivo. Il 56% dei risk manager afferma che i rischi ESG giochino un ruolo specifico, nel 2020 il dato era pari al 40%.
Per quanto riguarda il tipo di ruolo svolto in relazione alle tematiche ESG, i risk manager sono coinvolti in:

  • mappatura dei rischi ESG (70%);
  • mitigazione del rischio (63%);
  • prevenzione e misure di adattamento (58%);
  • segnalazioni regolamentari (54%).

In molti stanno affrontando sfide che integrano i fattori ESG nel framework ERM, incontrando notevoli difficoltà di quantificazione e qualificazione dei rischi di sostenibilità (rispettivamente 54% e 34%), e la limitata conoscenza dei rischi di sostenibilità (29%). Mentre l'argomento sta diventando importante, non tutti si sentono ancora sufficientemente attrezzati per affrontarlo.

Risk management e transizione digitale

La collaborazione tra le funzioni di risk management, l'IT e la sicurezza delle informazioni si è consolidata negli ultimi anni: il 60% ha affermato di avere una collaborazione regolare e stretta con l'IT e la sicurezza delle informazioni o di avere la responsabilità di tutte queste aree. La maggior parte dei risk manager è coinvolta in alcuni aspetti della gestione dei rischi derivanti dalle tecnologie emergenti.
Mentre la trasformazione digitale nelle organizzazioni continua a ritmo sostenuto, l'uso degli strumenti digitali da parte dei risk manager avanza più gradualmente.
Le tecnologie utilizzate nella gestione del rischio rimangono sostanzialmente invariate nel corso degli anni, e sono orientate ai seguenti obiettivi:

  • 62% analisi dei dati;
  • 54% uso di applicazioni basate sul web;
  • 34% visualizzazione dei dati;
  • 20% automazione dei processi.

AI, Internet delle cose, droni e blockchain rimangono ancora poco utilizzati.

Ferma 2023 - Strumenti e analisi
Fonte: FERMA European Risk Manager Survey Report 2022

Tra i principali ostacoli menzionati dai gestori del rischio per un maggiore utilizzo degli strumenti digitali ci sono i significativi investimenti che rappresentano per la funzione (45%) e la mancanza di valore aggiunto percepito per le proprie attività (39%). Il 67% dei risk manager, infine, ha implementato tecnologie innovative per migliorare il processo di segnalazione dei rischi.

Risk management e mercato assicurativo

La capacità delle organizzazioni di trasferire il rischio rimane problematica:

  • il 78% ha riportato un impatto significativo dall'aumento dei prezzi assicurativi;
  • il 71% in termini di capacità ridotta.

C'è stata una crescita costante dell'interesse per i captive:

  • il 35% che afferma che nel 2022 utilizzerà un captive esistente;
  • il 12% afferma che prenderebbe in considerazione la creazione di un nuovo captive.

La questione del trasferimento del rischio, va poi inserita in un contesto in cui due dei primi 3 rischi su un orizzonte di 10 anni sono il cambiamento climatico, il cambiamento ambientale e i disastri naturali. Una percentuale significativa (41%) ritiene che alcune operazioni o territori potrebbero diventare non assicurabili, generando una notevole preoccupazione degli operatori. Ecco che in una situazione come quella esposta, gli assicuratori e i broker possono lavorare con i clienti per adattarsi meglio al cambiamento climatico investendo in sistemi più resilienti, infrastrutture e catene di approvvigionamento e fornitura, utili ad affrontare questi rischi di transizione verso nuove condizioni climatiche.
Tuttavia, il cambiamento climatico richiede un'azione collettiva in tutti gli ambiti, a partire da partenariati pubblico-privato in cui gli assicuratori possono collaborare con le imprese clienti, le autorità di regolamentazione, i governi locali e i responsabili politici.
Questo tipo di sforzo collaborativo può portare a sviluppare modelli olistici di rischio catastrofale, investendo nella raccolta di dati e nell'adattamento climatico, e promuovendo politiche climatiche e quadri normativi che favoriscono mitigazione ed adattamento.