gestione del rischio Cineas sicurezza del lavoro

La gestione del rischio porta migliori performance economiche

Adottare un sistema di gestione dei rischi aziendali fa bene alle aziende. Lo conferma la VII edizione dell’Osservatorio sulla diffusione del risk management nelle medie imprese italiane.

 

Le aziende italiane che predispongono sistemi di gestione del rischio evoluti registrano migliori performance economiche. Tali imprese sono riuscite a fare del risk management una leva strategica per competere sul mercato, a portare il sistema di gestione del rischio all’interno dei CdA e a dotarsi di un Codice di autodisciplina.

Le imprese più attente alla gestione del rischio registrano il 20% in più di ROI rispetto alle aziende che non lo gestiscono. Sono i risultati del VII Osservatorio sulla diffusione del risk management nelle medie imprese italiane, la ricerca annuale realizzata da Cineas in collaborazione con l’Ufficio Studi di Mediobanca considera un campione di 315 aziende manifatturiere di proprietà italiana, in prevalenza operanti in ambito B2B, con un fatturato medio di 61 milioni di euro e una base di 157 dipendenti.

Gestire i rischi aziendali conviene?

Un efficiente sistema di gestione del rischio è indispensabile per tutelare l’integrità del business, perché riduce la frequenza e severità di eventuali danni da sinistro.

Secondo l’Osservatorio sulla diffusione del risk management nelle medie imprese italiane, l’84,6% delle imprese gestisce i rischi aziendali con questa consapevolezza. Una quota importante di aziende vive invece passivamente la strategia di gestione dei rischi, riducendola al fatto di dotarsi di una polizza assicurativa (39,5% delle imprese) per cui gestire il rischio significa trasferirlo, oppure semplicemente ottemperare agli obblighi di legge (27,3% del campione di aziende).

Sono ancora poche le imprese che vedono nella gestione del rischio una leva competitiva, ovvero uno strumento da usare in maniera proattiva al fine di ottenere un posizionamento migliore rispetto ai propri competitor (12,9%). È però significativo che questo piccolo gruppo di aziende raggiunga performance economiche notevolmente più alte: un ritorno sull’investimento al 10,3% rispetto al 7,8% e ricavi export al 55,3% contro il 46%.

Significato gestione del rischio Cineas Mediobanca 11.19

Il risk management: oltre la mappatura dei rischi per un vantaggio competitivo

Un sistema di gestione del rischio si basa sul buon funzionamento di una serie di attività legate tra loro. Quali sono quelle più conosciute e frequentemente intraprese?

La mappatura dei rischi emerge come l’azione maggiormente espletata, interessando il 49,3% delle imprese. Si tratta dall’azione più immediata, ma è solo il primo passo nella costruzione di un sistema di gestione del rischio. L’altrettanto importante rilevazione ex-post dei rischi e degli eventuali incidenti avvenuti viene condotta solo dal 39,9% delle imprese. Ancora meno sono le aziende che riescono ad organizzare attività più evolute legate alla “governance del rischio”, che possono per questo essere un vantaggio competitivo sulla concorrenza. Tra le azioni più complesse che possono fare la differenza tra un’azienda che gestisce sommariamente i propri rischi e un’altra che riesce a massimizzare i suoi sforzi in una gestione integrata dei rischi aziendali ci sono:

  • il coinvolgimento di una figura professionale, il risk manager, che provvede alla sintesi delle evidenze in materia di gestione del rischio d’impresa e riguarda solo il 17,9% del campione;
  • la discussione dei rischi in CdA , che avviene solo nell’11,8% delle imprese.

La migliore redditività si osserva proprio nelle poche aziende che condividono con il Consiglio di Amministrazione i temi di gestione dei rischi. Dalla ricerca Cineas emerge quindi una relazione biunivoca tra governance d’impresa e gestione dei rischi.

Attività gestione del rischio Cineas Mediobanca 11.19

La compliance è il rischio maggiormente percepito dalle aziende

I rischi legati a obblighi legali e normative sono quelli maggiormente percepiti in tutti i settori: come nelle precedenti edizioni dell’indagine, tutti i tipi di aziende temono, ad esempio, le conseguenze di un’insufficiente sicurezza sul lavoro e la responsabilità civile da difettosità del prodotto.

Rimangono stabili nella classifica anche il cyber risk, seguito dai danni ambientali e dal rischio di eventi catastrofali naturali. I rischi legati alle catastrofi ambientali, in particolare, preoccupano sempre di più le aziende, che si trovano ormai frequentemente a dover gestire le conseguenze di fenomeni metereologici estremi, come frane, terremoti, allagamenti e alluvioni.

Nella classifica dei rischi maggiormente percepiti compaiono i rischi geopolitici, quelli da imitazione e contraffazione e la difficoltà di reperimento e ritenzione delle competenze professionali.

Ci sono poi rischi specifici, che interessano in particolare alcuni tipi di aziende. I rischi geopolitici che figurano in coda al ranking generale, sono ad esempio sentiti come urgenza dalle imprese con una catena di fornitura e vendita proiettate su un mercato internazionale. Il rischio di non riuscire a reperire e trattenere in azienda profili professionali competenti preoccupa le imprese che operano in settori ad elevata tecnologia per le quali la qualità professionale delle risorse ha una valenza strategica.

Le imprese del B2C sentono particolarmente il rischio di imitazione del prodotto, mentre il rischio finanziario, nei termini di mancato ottenimento del credito, è temuto dalle imprese che fanno parte delle classi di merito creditizio più basse, toccando solo marginalmente quelle che contano su una struttura patrimoniale e finanziaria solida.

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Il rischio reputazionale: difetti di prodotto, infortuni, danni ambientali e rischi informatici

L’analisi Cineas analizza in maniera approfondita un rischio sempre più sentito, il rischio reputazionale. Le aziende ritengono che un pregiudizio riguardante la reputazione aziendale possa derivare soprattutto dal rischio di difetti del prodotto (per l’85,6% delle imprese), dagli infortuni sul lavoro (50,5%), dai danni ambientali (44,1%) e dal cyber risk (35,1%). Sono quindi particolarmente pericolosi per la reputazione di un’azienda tutti i sinistri causati da superficialità e impreparazione nella conduzione della propria attività.

I rischi informatici: è importante formare il personale per far fronte agli attacchi cyber

Il cyber risk è temuto dalla maggioranza delle imprese, il 79,3%, per il rischio di subire un fermo produttivo. Sentita anche la perdita di informazioni strategiche (45%), quasi allo stesso livello del rischio di perdita di informazioni coperte da privacy (42,4%).

Per contenere il rischio informatico, il 92,2% delle imprese adotta sistemi di firewall aziendali; l’80% di imprese si adopera per educare il personale alla sicurezza informatica, mentre appena il 7,1% delle imprese stipula una copertura assicurativa.

L’internazionalizzazione delle forniture

Relativamente poco conosciuti delle medie aziende di proprietà familiare sono i dati che riguardano l’internazionalizzazione, più che sul versante delle esportazioni, su quello delle forniture. Se il 93% delle medie imprese vende prodotti all’estero, il 91% di esse compera input o beni intermedi all’estero. Spesso ci si avvale di fornitori stranieri, non perché i prodotti siano di migliore qualità, ma perché gli stessi non sono disponibili in Italia (per il 58% delle imprese) o perché sono più costosi (42,3%). Infatti, cerca all'estero una maggiore qualità solo il 14,2% delle aziende. Per il 26,3% del campione, un’impresa su quattro, il fornitore straniero offre maggiori garanzie di continuità, regolarità e durata del rapporto.

Il Codice di autodisciplina: perché è importante

Per ottimizzare la governance del rischio è utile adottare un codice di autodisciplina aziendale.

Il Codice di autodisciplina è:

“Un insieme di principi e raccomandazioni per un sistema di governo societario evoluto, che preveda un corretto bilanciamento delle deleghe e delle responsabilità attribuite all’interno degli Organi di governo dell’impresa, tenendo conto anche degli interessi della famiglia”.

Definizione Aidaf

Attualmente adotta un codice solo il 26,7% delle imprese. Queste realtà hanno dimensioni considerevoli (fatturato medio di 71,4 milioni di euro), una quota partecipativa della famiglia più diluita, numerosi board (4 membri) e un numero più elevato di consiglieri indipendenti nel Cda (il 10,5% contro il 5,4%).

Le imprese familiari disciplinano la loro governance tramite un Codice perché sentono la necessità di un miglior tracciamento degli iter decisionali e di una distribuzione più limpida delle responsabilità (75,9% delle aziende), di una separazione più efficace delle funzioni (62,7%) e maggiori quote di collegialità (38,6%).

 

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