Rapporto ISPRA: oltre 7 milioni di persone e quasi 700mila industrie a rischio frane o inondazione.
L’Italia è uno dei Paesi più esposti a eventi catastrofali. I rapporti redatti dall’UNISDR (United Nations Office for Disaster Risk Reduction) la posizionano al quarto posto al mondo per danni attesi da catastrofi naturali, dopo Giappone, Stati Uniti e Cina. Un adeguato piano di Business Continuity consente di limitare i danni in caso di sinistro e di gestire al meglio le fasi di emergenza, così da non incorrere in interruzioni dell’attività. Fondamentale quindi individuare le aree maggiormente a rischio e affidarsi alla consulenza di un broker assicurativo per sviluppare un piano di continuità operativa dedicato.
Il nostro territorio è particolarmente fragile: secondo le stime della Protezione Civile, nell’ultimo decennio i fenomeni di dissesto idrogeologico sono costati in media 800 mila euro al giorno e abbiamo investito meno di un terzo di questa cifra per prevenirli.
Un disastro naturale può recare ingenti danni al patrimonio aziendale, che possono anche causare l’estromissione dal mercato. Sono a rischio le strutture, gli impianti, il prodotto finito da immettere nel mercato e agli stessi lavoratori.
Le imprese che operano nelle aree maggiormente esposte a frane o alluvioni devono cercare di prevenire e mitigare il rischio. E’ fondamentale che le aziende conducano un’analisi preliminare dei pericoli naturali a cui sono esposte, tenendo conto delle zone in cui operano e comparandoli ai rischi che corrono il settore e la concorrenza. Devono essere analizzate tutte le fasi di produzione di valore, dalla struttura alla produzione, alla gestione del personale e alla sicurezza sul lavoro, consentendo, in caso di evento eccezionale, di proseguire nel miglior modo possibile le attività dell’azienda.
Occorre valutare le perdite attese, individuare gli asset su cui concentrarsi per abbassare il rischio di interruzione delle attività dell’azienda e tutelare gli investimenti, sviluppare progetti di mitigazione del rischio catastrofi per trasferirlo al mercato assicurativo.
Un servizio di consulenza professionale è importante per predisporre un piano di emergenza e un’adeguata strategia di business continuity, calibrata sull’esposizione al rischio di eventi catastrofali.
A fine luglio 2018, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale - ISPRA, ha presentato la seconda edizione del rapporto Dissesto idrogeologico in Italia, che mappa le zone maggiormente a rischio in ottica di prevenzione.
Il 16,6% del nostro territorio, una superficie pari a 50 mila chilometri quadrati, rientra nelle classi a maggiore pericolosità per frane e alluvioni. Quasi il 4% degli edifici italiani, più di 550 mila, è stato costruito in aree a pericolosità elevata o molto elevata da frana e più del 9%, oltre 1 milione, in zone alluvionabili.
Si trova in zone a rischio idrogeologico ben il 91% dei comuni italiani, con oltre 3 milioni di famiglie residenti. E’ a rischio il 100% dei comuni in 9 regioni italiane: Valle D’Aosta, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata e Calabria. In Abruzzo, Lazio, Piemonte, Campania, Sicilia e la Provincia di Trento c’è una percentuale di comuni a rischio tra il 90% e il 100%.
Oltre 7 milioni di persone abitano nei territori vulnerabili: oltre 1 milione vive in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata e più di 6 in zone a pericolosità idraulica. La maggior parte della popolazione a rischio si trova in Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Lombardia, Veneto e Liguria.
Dal 2015 al 2018, la popolazione a rischio frane residente nelle due aree maggiormente esposte è aumentata del 4,7%, mentre risulta a rischio alluvioni il 4,4% in più degli italiani. E’ aumentata del 2,9% rispetto al 2015 la superficie potenzialmente soggetta a frane e del 4% quella potenzialmente allagabile. Tali incrementi sono legati all’avanzata degli studi sul territorio, che dovrebbe migliorare le possibilità di prevenzione degli eventi dannosi.
Rischio frane
Nell’ultimo secolo, in Italia, si è registrata una media di 59 vittime all’anno per frane, record che ci pone al quarto posto al mondo dopo i paesi andini, la Cina e il Giappone.
I danni si stimano tra 1 e 2 miliardi di euro all’anno, cifre raggiunte in USA e India, superate solo dal Giappone. L’Italia si posiziona al secondo posto per rapporto danni/PIL fra i Paesi tecnologicamente avanzati (1,5%), dopo il Giappone.
E’ esposto al rischio frane il 2,2% degli italiani, con 1.281.970 persone residenti in aree a pericolosità molto elevata (507.894) ed elevata (774.076). Altre 1.685.167 persone abitano in aree considerate a pericolosità media, 2.246.439 in aree a pericolosità moderata e 475.887 in aree di attenzione.
La popolazione a rischio si concentra in Campania, Toscana, Emilia-Romagna e Liguria.
Le imprese a rischio frana elevato e molto elevato, a maggio 2018, erano ben 82.948, pari all'1,7% del totale, per un totale di 217.608 addetti. Campania, Toscana, Emilia-Romagna e Lazio presentano il numero più alto di imprese a rischio. In particolare, le province di Salerno e Napoli ospitano oltre 6.000 unità locali a rischio frane.
Rischio alluvioni
Il Rapporto ISPRA considera tre possibili scenari, di alta (in cui si stimano eventi alluvionali ogni 20-50 anni), media o scarsa probabilità di alluvioni o eventi estremi. In uno scenario di pericolosità media, che ipotizza un tempo di ritorno degli eventi estremi tra i 100 e i 200 anni, sono a rischio 6.183.364 italiani (10,4%).
Le regioni con valori più elevati di popolazione esposta al rischio alluvioni nello scenario di pericolosità idraulica media sono Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Lombardia e Liguria.
Molte le aziende a rischio sul territorio nazionale: 197.565 (4,1% del totale) nello scenario a pericolosità idraulica elevata, 596.254 (12,4%) in quello a pericolosità idraulica media e 884.581 (18,4%) nello scenario a pericolosità bassa. Nello scenario medio si stimano esposti al rischio un totale di 2.306.229 addetti. La maggior densità di imprese nel territorio italiano si registra proprio nelle aree di pianura, che sono anche quelle più a rischio. Sempre in uno scenario di rischio medio, il più alto numero di unità di imprese esposte al pericolo alluvioni si registra in Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Lombardia e Liguria, in particolare nelle province di Bologna, Firenze, Reggio Emilia e Ravenna.
Disaster Recovery: un piano per riprendere le attività dell’azienda
Per ripristinare la normale attività di un’azienda è necessario aver predisposto un piano (Disaster Recovery Plan) che contenga tutte le misure necessarie affinché un’organizzazione possa rispondere in modo pronto ed efficiente a una situazione di emergenza. Il Disaster Recovery Plan deve essere contemplato nell’ambito del più ampio piano di Business Continuity, volto a garantire la continuità di servizio anche nel caso si verifichi un evento disastroso. La perdita di dati informatici in possesso dell’azienda, ad esempio, è sempre più dannosa per qualsiasi organizzazione. Un adeguato piano di recupero può mettere in sicurezza gli asset aziendali o fare in modo che siano facilmente ripristinati nelle condizioni precedenti il disastro.