Quale assicurazione per i droni? Privacy e cyber security: i nuovi requisiti
Inizialmente usati in ambito militare, i droni sono utilizzati oggi per girare video, scattare foto, condurre operazioni di soccorso, ispezionare condutture, cantieri e irrorare i campi. Molti ne fanno un hobby, professionisti e aziende li usano per effettuare riprese e per migliorare i processi produttivi e la sicurezza. Alle compagnie di assicurazione permettono di identificare, valutare, mitigare i rischi e di ispezionare luoghi inaccessibili dopo un disastro.
Il mercato dei droni è in espansione e potrebbe rappresentare circa il 10% del mercato dell'aviazione dell'UE nei prossimi 10 anni, per un valore di circa 15 miliardi di euro all'anno. Secondo la Commissione Europea, potrebbe generare circa 150 mila posti di lavoro entro il 2050.
Negli anni, le potenzialità di questa tecnologia sono cresciute, evidenziando possibili rischi per la privacy, soprattutto dall’entrata in vigore del Nuovo Regolamento Europeo per la privacy (GDPR), per la cyber security e per la sicurezza delle persone.
Chi pilota droni nell’ambito di un’attività professionale necessita per legge di un’assicurazione per gli Aeromobili a Pilotaggio Remoto, che deve rispettare requisiti precisi: la polizza del Capo Famiglia o le normali assicurazioni modellistiche non coprono infatti dai rischi specifici del velivolo, nel caso provochi danni a cose o soggetti terzi. Per chi vola per divertimento o per sport, la tutela assicurativa non è obbligatoria, ma consigliabile: una polizza drone per hobbisti costa poco e fa volare tranquilli.
Un broker assicurativo come Assiteca è in grado di consigliare ad ognuno la copertura di responsabilità civile più adatta e conveniente.
Regolamento Europeo sui Droni: ora al vaglio dei ministri
Il 12 giugno 2018, il Parlamento Europeo ha approvato un Regolamento unico sui droni, a partire dalle consultazioni Opinion 01/2018 pubblicate dall’Agenzia europea per la sicurezza aerea (EASA), con l’obiettivo di normare a livello europeo anche i dispositivi con peso pari o inferiore a 150 kg, prima regolati dai diversi Paesi. Il Regolamento passerà al vaglio del Consiglio dell'Unione europea, per diventare applicabile nel 2020. La Commissione Europea dovrà poi precisare e dettagliare le nuove norme, definendo per esempio l'altezza massima e le zone di interdizione dal volo.
Il Regolamento elimina la differenza tra aeromodelli, usati per divertimento, e Sistemi Aeromobili a Pilotaggio Remoto (SAPR), utilizzati per ogni altro scopo, classificando tutti i droni come Unmanned Aircraft (UA). Quando entrerà in vigore, per pilotare i SAPR non sarà più obbligatorio il brevetto rilasciato dalle autorità competenti e i requisiti di formazione del pilota dipenderanno dalle condizioni di volo e dalle caratteristiche del drone.
Le categorie si differenzieranno a seconda che i droni volino sopra, vicino o lontano dalle persone. Per pilotare un drone in prossimità di persone rimarrà obbligatorio ottenere un patentino presso un Centro di Addestramento riconosciuto dall'Autorità Nazionale per l'Aviazione Civile. Per volare lontano dalle persone a un'altezza fino a 120 metri basterà seguire un corso online con esame finale e aver letto le istruzioni di volo fornite all’acquisto del drone, che impongono un’età minima di 16 anni.
Dovrà essere realizzato un sistema di classificazione del rischio e in base alle caratteristiche di peso, equipaggiamento, prestazioni, potenza e al tipo di impiego, il drone dovrà prevedere dotazioni specifiche, come l'atterraggio automatico, nel caso in cui l'operatore perda il controllo del velivolo, o sensori anticollisione. Per favorire l’identificazione in caso di incidente, coloro che utilizzano droni di una certa dimensione dovranno essere iscritti in registri nazionali e i loro droni contrassegnati per l'identificazione.
I droni inferiori a 250 grammi continueranno a non richiedere alcuna formazione degli utilizzatori o registrazione presso gli organi competenti.
Tutti i velivoli in commercio dovranno avere il marchio CE, che garantirà i requisiti minimi di sicurezza per l’incolumità delle persone.
Tra qualche anno, aziende e privati potranno quindi contare su una legislazione chiara e univoca per tutti i Paesi dell’UE. Per il momento, in Italia, vige il Regolamento “Mezzi Aerei a Pilotaggio Remoto" di Enac – Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, che con l’emendamento 4 del 21 maggio 2018 all’edizione del 2015 ha voluto cominciare ad avvicinarsi alle disposizioni del Regolamento Europeo.
Attenzione alla privacy anche per chi vola per hobby
Il Garante della Privacy ha preso atto della sempre maggiore diffusione dei droni, anche tra privati che vogliono semplicemente divertirsi, e ha diffuso alcune precauzioni da prendere per non correre il rischio di sanzioni e non danneggiare cose o persone.
Non si dovrebbe far volare il velivolo in posti affollati, sulle strade o sulle case, dove sussiste il rischio di danneggiare persone e cose. Per diffondere le riprese sul web, in chat o sui social è necessario il consenso dei soggetti interessati, a meno che non si tratti di una libera manifestazione di pensiero, come accade per i giornalisti. Se risulta difficile raccogliere il consenso, si è tenuti ad oscurare i volti dei soggetti ripresi per renderli non riconoscibili. Bisogna evitare di diffondere dati personali, come le targhe delle macchine, e di violare l’intimità o spazi privati altrui, anche per non incorrere in sanzioni penali. E’ vietato usare i droni per registrare volontariamente conversazioni altrui.