assicurazione danno ambientale

Rischi di inquinamento ambientale: le soluzioni assicurative

Le polizze di responsabilità per danno ambientale tutelano enti e imprese dai rischi per l'ambiente e dal relativo rischio compliance, derivante da norme sempre più stringenti.

 

La maggior parte degli enti e delle aziende pubbliche e private, anche se non svolge attività considerate “inquinanti”, può potenzialmente recare danni all’ambiente e alla popolazione circostante. Le conseguenze di un evento di inquinamento possono essere gravi sia come danno economico (anche milioni di euro), sia di immagine, risultando potenzialmente fatali per l’intera attività.

La responsabilità ambientale pesa infatti in termini civili, legali, di reputazione e compliance, risultando determinante per la business continuity.

Il Rischio inquinamento

Si tratta di un rischio trasversale che può interessare diverse categorie di imprese, sia produttive che addette a servizi come depositi di merci o stoccaggi di rifiuti.

Tra le cause più frequenti di inquinamento vi sono:

  • Emissioni inquinanti in atmosfera: guasti o malfunzionamenti dei filtri nei macchinari possono verificare emissioni di sostanze dannose verso risorse naturali, persone e cose. Le emissioni di un'azienda di medie dimensioni in normali condizioni atmosferiche possono raggiungere i 10 km (più di 300 Km quadrati).
  • Incendio: rischio spesso sottovalutato che riguarda pressoché la totalità delle aziende. Obbliga a sostenere i danni diretti e indiretti subiti dalla propria attività, eventuali spese di bonifica e risarcimento di terzi danneggiati, compresi i danni causati dall'interruzione d'esercizio di imprese industriali, commerciali, reti ferroviarie o autostradali adiacenti il sito.
  • Percolamenti da aree di stoccaggio o di deposito: anche il deposito di materie prime, prodotti o stoccaggio di rifiuti può diventare fonte di contaminazione, soprattutto se le aree preposte non sono impermeabilizzate, cordonate e pavimentate. Occorre valutare l’aggressività chimica delle sostante in deposito: perdite continue, anche se di modesta entità, possono infiltrarsi attraverso la pavimentazione, fino a contaminare il sottosuolo. Serbatoi e vasche fuori terra sono un’altra sorgente di contaminazione, nell’eventualità di una rottura.
  • Perdite da serbatoi o condotte interrati: se l’eventuale rottura di serbatoi e vasche fuori terra rischia di contaminare il territorio, l’usura di strutture interrate può dar seguito a perdite dannose e prolungate nel tempo.
  • Scarico di reflui fuori norma: può verificarsi per sovraccarico, guasto o per l’ingresso di reflui inadatti all'impianto di depurazione. L’emissione di acque di scarico fuori norma contamina acque e sponde e danneggia il depuratore, con conseguenti danni da interruzione di attività.
  • Sversamenti di sostanze inquinanti: avvengono generalmente a causa di errori umani durante operazioni di carico e scarico e possono contaminare l'aria, acque superficiali e sotterranee, suolo e sottosuolo e provocare danni ad animali, habitat naturali, cose e persone

Responsabilità ambientale e compliance

La Responsabilità ambientale in capo alle aziende e agli enti è regolamentata da una serie di normative nazionali ed europee, la cui mancata osservanza comporta pesanti sanzioni. E’ importante conoscere i rischi che la propria impresa corre, anche relativamente alla compliance ambientale.

Uno degli elementi fondanti delle politiche comunitarie in tema ambientale è il principio “chi inquina paga”, che rende chiara la responsabilità dell’ente inquinante dei danni provocati e gli impone di sostenere le spese correlate. Formalmente introdotto nel 1975 con la Raccomandazione 75/436 del Consiglio delle Comunità europee, mise in discussione l'allocazione dei costi e l'azione delle autorità pubbliche in ambito ambientale, assegnando alle organizzazioni non solo l’onere delle attività di prevenzione, ma anche di ripristino della situazione originaria, in caso di modificazioni ambientali. Negli ultimi decenni, la normativa è stata oggetto di riflessioni tecniche volte a tener conto dei cambiamenti del contesto tecnologico e istituzionale a cui il principio va applicato. La Direttiva 2004/35/CE sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno (Environmental Liability Directive – ELD), ad esempio, prevede che la riparazione del danno ambientale possa essere imposta al soggetto responsabile su iniziativa di ogni Stato membro.

Il 19 gennaio 2018 la Commissione Europea ha quindi dato il via a un piano d’azione per aiutare gli Stati a promuovere, monitorare e rafforzare la regolamentazione europea relativa alle tematiche ambientali e a facilitare la compliance di imprese e istituzioni rispetto alle normative vigenti.

Aziende ed enti sono tenuti a risarcire i danni derivanti da un evento inquinante secondo gli obblighi di responsabilità civile per danni a terzi e materiali ai beni (Codice Civile, Articoli 2043 e seguenti) e responsabilità ambientale per danni alle risorse naturali (D. Lgs. 152/2006). Enti e istituzioni possono persino incorrere in sanzioni o confische penali per reati ambientali (Codice penale e D.Lgs. n.231/2001). L’introduzione dell’articolo 25-undecies nel decreto 231 (con il decreto legislativo 121/2011) ha infatti esteso al settore ambientale la responsabilità amministrativa degli enti e delle persone giuridiche, esponendoli alle sanzioni previste dal D.L.vo 231/2001.

Come tutelarsi?

Per un’azienda è fondamentale che tutti i soggetti coinvolti siano consapevoli dei rischi e che ci siano le competenze atte a prevenirli e gestirli. Essendo complicati da valutare, i rischi ambientali sono spesso sottovalutati. L’ultima edizione del Report sulla diffusione del risk management nelle medie imprese italiane, realizzato da Cineas, consorzio universitario non profit fondato dal Politecnico di Milano nel 1987, in collaborazione con l'area studi di Mediobanca, posiziona i rischi ambientali solo al quinto posto tra quelli maggiormente percepiti dalle imprese.

Osservatorio CINEAS BANCA Quinto Osservatorio_rischi e spese assicurative

Eppure, analizzare, valutare e mitigare i rischi inquinamento è importante per la tenuta sul mercato di un’azienda.

Date la complessità, l’entità e l’esposizione a questo genere di rischi è generalmente opportuno affidarsi alla consulenza di un broker capace di gestire al meglio le criticità presenti ed eventualmente di trasferire una parte del rischio al mercato assicurativo.

Molte imprese si tutelano ancora dotando la propria polizza di Responsabilità Civile Generale di un’estensione all’inquinamento cosiddetto “accidentale”. Una soluzione di questo tipo si rivela inadeguata in caso di sinistro: la definizione poco chiara del concetto di inquinamento accidentale, infatti, non dà certezza di copertura.

Per una più ampia tutela del patrimonio aziendale è importante scegliere una polizza specifica per i danni da inquinamento. Si può contare in questo modo sia della copertura per inquinamento accidentale/improvviso sia per quello graduale/progressivo e del supporto professionale di tecnici, consulenti e avvocati specializzati nella gestione di eventi inquinanti e contenziosi con terzi danneggiati.

Solitamente, le polizze RC inquinamento distinguono tra:

  • RC inquinamento, che assicura i danni a terzi, per ingestione, assorbimento o inalazione di sostanze inquinanti emesse dallo stabilimento dell’assicurato e introdottesi nell’aria, nelle acque di superficie e di falda e nel suolo;
  • RC per danno ambientale, che tutela dai danni recati all’ambiente, in quanto patrimonio comune della popolazione residente nell’area.

Sul mercato sono presenti polizze diverse, con garanzie utili alle aziende: spese di bonifica interne ed esterne al sito, decontaminazione di beni all’interno dello stabilimento, danno ambientale, eventi socio-politici, danni da amianto. Occorre fare attenzione e scegliere la soluzione adatta a coprire i rischi specifici della propria realtà imprenditoriale.

E’ inoltre consigliabile affiancare all’assicurazione RC inquinamento una polizza di difesa legale a copertura delle spese legali e processuali, in particolare per le vertenze penali e i coinvolgimenti derivanti dalla 231.