Per fare export occorre saper identificare e valutare tutti i rischi, dal livello di indebitamento al rischio crediti commerciali. Meglio affidarsi a un broker assicurativo che sappia predisporre un programma assicurativo completo
Con lo scenario globale in ripresa, il 2018 si conferma in crescita per l’economia ma non privo di rischi.
E’ quanto emerge dall’ultima edizione della “Mappa dei Rischi 2018 – Adelante con juicio” redatta da Sace, società 100% del Gruppo Cassa depositi e prestiti che insieme a Simest, realtà che promuove l’internazionalizzazione delle imprese italiane, rappresenta il polo dell’export.
Elevati livelli di indebitamento e incertezza sulla ripresa del ciclo delle commodity sono i principali elementi di instabilità soprattutto per i paesi emergenti, mentre instabilità e fenomeni di violenza politica minacceranno le altre parti del globo. Sotto osservazione in particolare i rapporti fra Stati Uniti e Corea del Nord e Russia e l’esito delle elezioni che si terranno in America Latina e Africa.
Previsioni economiche
Crescita robusta, inflazione sotto controllo, condizioni finanziarie finalmente favorevoli, una volatilità bassa dei mercati e inversione del ciclo delle commodity hanno consentito di consolidare i risultati economici nel 2017 (+3,6% atteso), trainati soprattutto dai mercati emergenti (+4,6%) e dal netto miglioramento dei mercati avanzati (+2,2%).
L’export italiano, in particolare, ha guadagnato ben 7,8 punti percentuali nei primi 11 mesi dello scorso anno. Nel 2018 gli esportatori italiani potranno operare in un contesto migliore, caratterizzato da una crescita diffusa ma ancora fragile.
Gli indici del rischio credito
Il rischio crediti commerciali è uno dei principali per chi fa export. Ci sono però buone notizie: migliora il rischio di mancato pagamento. Rispetto ai 198 Paesi analizzati, 156 sono rimasti stabili nella categoria di rischio Sace e 32 sono migliorate. Questi, nel complesso, rappresentano il 91% dell’export italiano per un giro d’affari di 380 miliardi di euro. A peggiorare la propria categoria di rischio sono invece 10 Paesi che rappresentano il 9% degli affari e che pesano per 38,5 miliardi di euro.
A distinguersi, in particolare, sono Portogallo, Islanda, Slovenia e Italia, che hanno registrato una variazione positiva al di sopra della media grazie al miglioramento dei fondamentali economici che hanno contribuito all'upgrade dalle agenzie di rating. Miglioramenti anche per Egitto, Russia, Brasile, India e Argentina, quest’ultima comunque su livelli di rischio elevati e dove le esportazioni italiane ammontano a oltre 1 miliardo di euro. Peggiorano invece la Cina, penalizzata da un alto indice di indebitamento e dove le esportazioni Made in Italy sono superiori a 11 miliardi di euro (+24% rispetto al 2016) e il Sudafrica, su cui pesano sia le elezioni del nuovo Presidente, sia un’economia stagnante.
Livelli di indebitamento
Il debito globale continua a crescere. A settembre era pari a 233 mila miliardi di dollari (+7,4% rispetto alla fine del 2016), di cui 172 mila nei Paesi avanzati e 61 mila in quelli emergenti. Eppure la crescita economica ha contribuito alla quarta riduzione consecutiva del rapporto debito / Pil globale, che ha raggiunto il 318% a settembre, 3 punti percentuali in meno rispetto al 2016, quando si era registrato un record storico. Il debito contratto dalle imprese nei mercati emergenti è oltre che triplicato dall’inizio della crisi, superando i 28 mila miliardi di dollari. Il rischio è che, in assenza di una congiuntura economica favorevole, imprese già indebitate potrebbero trovarsi in difficoltà nel saldare i propri debiti, causando problemi a fornitori, anche esteri, e alle Banche.
Rischi politici
Migliorano il rischio di confisca ed esproprio, che scende di 2 punti, e di mancato trasferimento e convertibilità, che passa da 47 a 46. Gli avanzamenti riflettono i progressi economico-finanziari dei Paesi, come Colombia e Vietnam, che hanno saputo migliorare la propria attrattiva nei confronti degli investitori esteri, e il rialzo del costo del greggio, che ha avuto un impatto positivo su alcune economie basate sul petrolio, fra cui Nigeria, Azerbaijan e Uzbekistan.
Peggiora invece il rischio di violenza politica, passato da 44 a 45. In alcuni Paesi la situazione è critica, fra i quali si segnalano Afghanistan, Libia, Pakistan e Venezuela. Il Medio Oriente, Nord Africa e Africa sub-sahariana restano instabili, anche per le minacce terroristiche, mentre in Brasile, Colombia, Messico e Venezuela si guarda con preoccupazione l’ascesa delle forze populiste.
Rispetto agli anni precedenti, prende inoltre strada la tendenza già avviatasi nel 2017, ovvero l’incremento del rischio di violenza politica in Paesi “insospettabili”, dove non sono presenti conflitti sistematici ma dove tensioni religiose, sociali e politiche hanno minato i livelli di sicurezza, come nelle Filippine, nel Bangladesh o in India, ma anche in Serbia e Kosovo.
La gestione dei rischi per le aziende che fanno export
E’ fondamentale per le imprese italiane muoversi con cautela e saper riconoscere e valutare i rischi, ricorrendo ad una diversificazione dei mercati di destinazione dell’export e a strumenti di copertura dei crediti e dei prodotti.
Ma come tutelarsi?
I programmi assicurativi internazionali sono finalizzati a gestire centralmente la molteplicità e la varietà dei rischi cui le imprese sono esposte localmente.
Nella realizzazione di tali programmi è fondamentale essere seguiti da un broker assicurativo esperto che conosce il mercato assicurativo internazionale e può operare, nell’interesse del Cliente, le scelte migliori.
La Divisione Internazionale Assiteca opera per la Clientela italiana quale coordinatore centrale per tutti gli aspetti assicurativi esteri, con interazione fra la sede della casa madre italiana e le affiliate periferiche, intervenendo in loco quando necessario, anche grazie a una capillare rete di broker assicurativi corrispondenti in tutto il mondo.
La sua attività parte da una necessaria verifica e analisi dei rischi tipici dell’attività svolta all’estero.
Per ogni singolo Paese, vengono verificate l’esistenza di eventuali coperture assicurative obbligatorie e la legislazione locale e per valutare eccezioni e particolarità in tema assicurativo. Una volta compiuta l’analisi e delineate le aree di intervento, è necessario arrivare alla definizione dell’architettura del programma assicurativo e delle strategie per la sua realizzazione.
La soluzione assicurativa delineata nel programma sarà allineata ai criteri adottati dall’Azienda per la gestione delle proprie Unità Locali.