Il rischio crediti commerciali è in deciso aumento nel 2016 e la tendenza sembra confermarsi anche per il nuovo anno. Colpa della debole crescita mondiale, stimata al 2,6%, del basso costo delle materie prime e del rischio politico legato alla Brexit, alla conquista della Casa Bianca da parte di Donald Trump e delle prossime sfide alle urne attese in Europa.
E’ quanto emerge dalla pubblicazione Panorama di Coface, primaria compagnia di assicurazione crediti commerciali, che approfondisce il rischio credito per Paese e settore.
La sorpresa è che sono ben 23 i settori economici declassati e la regione più colpita risulta essere il Nord America. In quest’area sono sotto osservazione il settore dei trasporti, penalizzato dal calo del traffico aereo, nonostante il basso costo del petrolio, e le vendite al dettaglio insieme alla distribuzione del tessile e dell’abbigliamento. Per questi settori il rischio viene classificato come elevato, così come l’ambito carta-legno, penalizzato dalla crisi dell’edilizia.
Le aree più stabili rispetto alla precedente rilevazione risultano essere l’America Latina e i Paesi emergenti dell’Asia, nonostante anche qui si registrino settori a rischio elevato o molto elevato. Nel Medio Oriente viene segnalato come elevato il rischio credito nel settore delle telecomunicazioni, dove, nonostante la dinamicità, si evidenza un indebolimento del mercato, a causa anche di un forte sviluppo del mercato nero, di difficile controllo, e della contrazione delle esportazioni verso l’Iran.
Crediti commerciali e insoluti in Europa
Nell’Europa Centrale, invece, il settore dei trasporti migliora e passa da rischio elevato a medio. Preoccupano maggiormente i settori edilizia, condizionati dallo stop a progetti infrastrutturali in Polonia, e TLC, a causa della diminuzione delle vendite degli smartphone.
Il settore agroalimentare è l’unico penalizzato nell’Europa Occidentale, condizionato da produzione e prezzi bassi.
Anche la storica locomotiva economica dell’Europa è penalizzata dal rischio crediti commerciali e dagli insoluti. Dalla prima indagine di Coface realizzata in Germania su un campione di 850 imprese, emerge infatti come ben l’83,7% delle aziende registri un ritardo nei pagamenti da parte dei clienti.