Più sgravi fiscali per le imprese che ricompensano con welfare gli aumenti di produttività. E le somme non concorrono a formare l’imponibile su cui poi si beneficia delle deduzioni.
Le novità che trapelano sulla nuova Legge di Bilancio scommettono sul welfare aziendale, che diventa sempre più un importante fattore per la crescita. Per la prima volta, infatti, una Legge di Bilancio incentiverà attraverso la decontribuzione anche il welfare negoziato con i contratti nazionali, non solo quindi quelli di secondo livello.
Si passa dai 400 milioni del 2016 ai 900 del 2017 fino al miliardo nel 2018, a patto che tutto sia definito da un accordo fra l’azienda e il sindacato.
Le somme tassate con la cedolare secca al 10% salgono da 2 a 3 mila euro (fino a dicembre si è fermi a 2.500 euro), così come cresce la platea dei beneficiari, con l’innalzamento del limite di reddito a 80.000 euro.
L’obiettivo è anche quello di cercare di coinvolgere le piccole e medie imprese, nonché gli artigiani e i commercianti, poco inclini a stipulare accordi territoriali. Ampio spazio dunque agli employee benefits, richiesti e apprezzati dai dipendenti e sempre più convenienti per le aziende.
Le nuove norme introducono anche agevolazioni legate alle polizze assicurative e prestazioni per la non autosufficienza e gravi patologie, anche attraverso enti bilaterali.